Scopritori di talenti

Scopritori di talentiScopritori di talenti

Tempo fa vidi un film, niente di memorabile, la “cacciatrice di teste” amava definirsi “scopritrice di talenti” e da qui è partita una delle mie riflessioni. Se è vero che non tutti abbiamo predisposizioni a fare qualsiasi tipo di lavoro ma è certo che ognuno di noi abbia almeno un talento è altrettanto assodato che il sistema di selezione di candidati abbinati a una certa tipologia di lavoro sia completamente da rivedere.
Nel migliore dei mondi possibili ognuno dovrebbe fare il lavoro per il quale è portato, che più desidera, che senta così leggero da non percepire neanche come lavoro. Questo perché lo svolgerà al meglio, con infinita passione e finalmente felice di alzarsi la mattina. Ma in una altro film un gruppo di ragazzi brindava “ai lavori che pagano l’affitto” e già perché a conti fatti bisogna pur sopravvivere.
Ma non è tutto. Nel celebre programma dove Briatore interpretava il boss a un concorrente/aspirante dispendente chiese il perché volesse cambiare il suo lavoro. Questi gli rispose che avrebbe voluto lavorare in una grande azienda. E lì il personaggio o il copione tirarono fuori una frase molto interessante: “perché non contribuisci a far diventare grande la tua azienda?”. Questa sì che è una bella domanda!Talento Riportando un po’ d’ordine in questi pensieri possiamo isolare tre concetti di base:
1 Servirebbe una selezione in cui emerga il talento di ciascuno facendo in modo che sia il talento a venire collocato e non il posto vacante in azienda. Vale a dire che mettendo in primo piano la persona si cerca il lavoro ideale per essa e non viceversa.
2 Bisogna mantenersi. Se il primo punto fallisce allora (e l’attuale situazione parla chiaro) si fa quel che si riesce a trovare, idealmente parlando nel miglior modo possibile. Ma qui scatta un altro punto, abbastanza usuale nel nostro contesto. Se fino a ieri hai fatto un lavoro non troverai facilmente modo di uscire da quel tunnel, rischiando di fare a vita un lavoro per il quale non si è portati con il risultato di fare qualcosa non al meglio delle proprie capacità e lasciando un talento sempre inespresso.
3 Esistono dei casi in cui il talento si scopre sul campo. Vuoi per l’adattabilità di taluni individui, vuoi per la curiosità di altri ci sono lavori per i quali siamo portati senza saperlo. E così c’è qualcuno che fa strada e si appassiona, facendo la differenza all’interno dell’azienda. Ma è spesso un’eccezione. Un secondo problema è l’impossibilità di esprimere il proprio talento. Chi ha da poco iniziato un nuovo lavoro sa come spesso sia difficile assorbire i compiti delegati ad altri. I lavori più noiosi vengono passati subito e di buon grado ma quelli più avvincenti che magari regalano alcuni benefit vengono tenuti stretti dal precedente responsabile. In altri casi ci si propone per svolgere alcuni compiti ma la voce resta inascoltata.Talentuoso Come porre rimedio a tutto ciò?
A mio modesto avviso la società di selezione che oggi arranca dovrebbe reinventarsi. In primis assumendo persone davvero interessate alla collocazione del personale (dare sempre il buon esempio). Una volta sistemato l’organico smettere di pubblicare annunci e mettere le persone al primo posto. Vedendole più volte e cercando di tirare fuori quel talento che fa di quella persona la differenza. Con la consapevolezza di avere tra le mani il miglior candidato possibile si va in giro per aziende (anche in maniera virtuale) e lo si propone, cosa ne pensate?