LO FACCIO DOPO

LO FACCIO DOPOOgni mattina un essere umano sa che dovrà fare una o infinite telefonate personali a enti, studi o negozi che osservano il suo esatto orario di lavoro, se non più breve, e in un attimo sale quel velato romanticismo scolastico con le due rette parallele che non si incontreranno mai, storie di amori impossibili e malinconici che sanno di binari tronchi delle ferrovie.

Ho letto da qualche parte che le cose che abbiamo da fare, specie se importanti, ci rimangono nella testa tutto il giorno, rubandoci un pezzetto di concentrazione e in caso di questioni importanti, facendoci vivere in un continuo stato d’ansia. Soluzione? “Ma è semplice, fallo la mattina quando ti svegli!” Sì certo, perché alle 7 e 26 del mattino, posso prendere appuntamento dal dentista per il controllo semestrale, che sta pian piano diventando annuale, con quel bellissimo momento “battaglia navale” in cui mi vengono proposti appuntamenti alle 10 e 30 di giovedì mattina e io cerco di capire se esista un giorno in cui la dentista abbia tutta una mandibola da impiantare (a qualcun altro), in modo che io possa arrivare dopo il lavoro trafelata, stanca, spettinata e sudata.

Ogni sera un essere umano esce dal lavoro dopo le 19, le 20, le 30, a seconda del giorno, e passa i primi dieci minuti in macchina, quelli in cui cerca di comprendere se optare per il silenzio, un CD, la radio o le notizie, elencando mentalmente chi avrebbe dovuto o voluto chiamare senza essere riuscito a farlo. Dentisti, parrucchieri, estetiste, commercialisti, ottici, fatevi WhatsApp, così nella pausa multitasking “caffè-sigaretta-pipì-telefonata alla mamma” di tre minuti a metà mattina, riusciamo a prendere degli appuntamenti a cui arrivare trafelati, stanchi, spettinati e sudati.

cristinafelice.altervista.org