ANESTETICI SORRISI

ANESTETICI SORRISI

Intanto miei cari Subsonica quando parlate di anestetici sorrisi è palese che non parliate di odontoiatria perché io è da ieri sera che non sorrido per niente, un po’ per il fastidio, un po’ per l’umore di merda.

L’anestesia locale, sperimentata per la prima volta a 41 anni, mi ha dato quella sensazione ovattata della neve che cade e ricopre le superfici, ma è solo momentanea. Senti pian piano una parte addorementarsi ma in realtà inibisci soltanto il dolore, le azione meccaniche le senti tutte e non sono per nulla piacevoli.

E’ come quando “bevi per dimenticare”. Bevi un pochetto e vedi se stai meglio, poi aumenti, correggendo il tiro, senza esagerare perché il rischio che la cura generi un dolore diverso ma altrettanto fastidioso, è a un passo. Metti a risposo qualcosa che sei stufo ti faccia male, una gamba, i nervi o il cuore a seconda dei momenti.

E già che non dormivo, più per la paura del dolore che per il male, ho pensato a cosa sarebbe figo anestetizzare.

Prima di tutto il cervello che che si sente sciocco, quello dovrebbe dormire ogni tanto, dare un po’ tregua, smettere di generare sensi di colpa continui.

Poi il cuore, quando perdi qualcuno, quando quella lacerazione è insieme estesa e profonda, sai che non ti ucciderà ma anche che non guarirà mai.

E infine butterei anestetico sulla pelle, quando a sfiorare non è qualcosa di vero, ma chiaramente non lo sai, quando ti fai convincere da quei cinque strati che stai bene, che sei tra braccia sicure che ti vogliono bene, che quella carezza non si trasformerà mai in qualcosa che ti farà male.

L’anestesia contro i dolori preventivi.

E’ vero che la vita va vissuta, ma è vero anche, come ho scritto giorni fa alla mia amica Alessia, che in un mondo di maschere dobbiamo tenere accanto solo gente vera, ma vera veramente.

O come diceva meglio Pirandello: “Imparerai a tue spese che nel lungo cammino della vita incontrerai tante maschere e pochissimi volti”.

cristinafelice.altervista.org