CAPITA COSÌ

CAPITA COSÌ

Come quando ci mandavamo i messaggi da soli o ci facevamo chiamare da un’amica per vedere se il telefono funzionasse. Come quando ci concentravamo tantissimo per far succedere qualcosa e non accadeva niente, anche oggi capita così.

Capita che le nostre urla, sorde o acute non arrivino mai, non come vogliamo, non a chi vogliamo. E poi succede una cosa splendida: arriva un pensiero. Sentirsi pensati ha un potere immenso, nutre, sazia, allieta, consola, rapisce.

E se quel pensiero sia il preludio di un contatto non lo so, qualche volta accade, altre no. Ma imparare a vedere il bello che c’è, ha più senso della ricerca di qualcosa che ancora non c’è e non è detto ci sarà in seguito.

Una volta era la scia di un aereo vista per seconda: “mi pensa!”. C’era il picciolo della mela da girare o l’iniziale dell’oggetto che continuava a cadere. Provavamo a vestirli quegli eventi con la maglietta di chi ci piaceva in quel momento.

Da grande lo senti quando qualcuno ti pensa, senti anche quanto ti pensa, sai forse perfino il perché. Da grande pensi a un sacco di persone, per tante ragioni e sai che quel pensiero, quello che vuoi mandare, arriverà senza perdersi.

E poi un giorno forse, senza preavviso e senza urla, soltanto quando quel pensiero non sarà più abbastanza, se sarà costante e non si sarà affievolito, allora arriveranno anche le parole, la presenza, le spiegazioni o forse soltanto le emozioni.

Capita così, che le tue parole, i tuoi gesti, il tuo profumo, i tuoi baci, le tue carezze, il tuo sorriso, siano nella testa di qualcuno che ti ha incontrato, ieri o mille anni fa. Capita così, che qualcuno, in un giorno qualunque, stia pensando a te.

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