CAREZZA

CAREZZA

Come quelle rare, rarissime volte in cui provi un abito ed è il tuo. La tua forma, il tuo tessuto, la tua lunghezza. E ti accarezza la pelle. Così dovrebbero essere le persone alle quali consentiamo di starci vicino. Come qualcuno che ti ama da sempre, che ti accarezza i capelli senza mai tirartene uno, che magari quei capelli te li ha anche spazzolati e intrecciati e ti ha aiutato a farli crescere. Come chi ti conosce da poco e ti sfiora la mano arrossendo, sperando che quel tocco lieve sia ricambiato, che quelle mani si tocchino, si uniscano, abbiano voglia di restare insieme. Come chi fa parte di te e ti stringe tra le braccia infondendoti calore senza mai farti male o ferirti, che forse qualche volta per sbaglio lo ha anche fatto, ma ha saputo chiederti scusa, ha saputo baciare quei solchi e colmarli d’affetto. Come il vento di una terra da scoprire che ti sfiora la pelle e ti dà sollievo dal sole, all’ora di pranzo, in un giorno di primavera, sulla sabbia bianchissima. Come quelle parole d’amore che si insinuano tra le maschere, le corazze, il gelo e la diffidenza, quelle parole che come sottilissimi fili cercano il modo per farsi strada e per raggiungere il cuore. Come la musica nei giorni allegri e in quelli da schifo, quella in sottofondo e quella cantata a squarciagola, quella che lenisce le ferite del cuore e dell’ego, della mente e del passato, quella che ti fa credere che tutto andrà bene a un certo punto. Come l’acqua che ti sfiora la pelle, dentro un bagno caldo, spazioso e spumeggiante, con la luce soffusa e il profumo di legno, con un bicchiere in una mano e una sigaretta tra le dita, l’acqua che si porta via la stanchezza di infiniti passi e infiniti pensieri.

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