CHI E’ FELICE NON FA CASO AL TEMPO CHE PASSA

CHI E’ FELICE NON FA CASO AL TEMPO CHE PASSA

Quando penso alla felicità mi viene in mente un’adolescente esuberante degli anni ’90.

Le adolescenti degli anni ’90 si dividevano tra quelle impacciate-timide-avvolte-in-maglioni-sacco (magliette-sacco in estate) e quelle che tolto il maglione-sacco, sperimentavano azzardi tipo jeans elasticizzati, body e bomber, tutto aderente, tutto scomodo, ma è l’effetto collaterale di sentirsi femmine per la prima volta. Matita azzurra su occhio castano e terra marrone scuro su viso rosa pallido. Sciarpa assente, tosse sistematicamente presente, uso talmente improprio della lacca che Greenpeace ha ancora le foto di improbabili ciuffi catalogati come abusi edilizi.

La felicità è così, non la contieni, se ti capita qualcosa di bello lo devi raccontare a qualcuno, anche se è quello in coda dietro di te alla cassa. La felicità non si racconta per far scaturire invidia o vantarsi di qualcosa, ha soltanto bisogno delle sue vie di fuga. Infatti, se non viene evocata mediante parole, esonda da sguardi e sorrisi, da postura fiera e motivetti canticchiati.

La felicità è come la vita sociale degli adolescenti degli anni ’90. Si andava a scuola in gregge, si usciva, si studiava in compagnia, qualcuno in biblioteca e altri a casa. All’ora X si usciva e quando dico si usciva, tenete presente che ad alcuni era vietato girare l’angolo (tipo a me) ma era una lotta perenne alla libertà, alla socialità, ai dieci minuti in più. Coloratissimi orologi Swatch le cui lancette venivano sistematicamente spostate per motivare ritardi perenni. Perché chi è felice non fa caso al tempo che passa, ma chi ti sta aspettando a casa, ci fa caso eccome!

❤ cristinafelice.altervista.org ❤