CHIAVI CHE NON APRONO NIENTE

Nel primo cassetto della scrivania, nel terzo della cucina e per certo attaccate a molti mazzi di chiavi in uso, ci sono chiavi che non aprono niente. Chiavi ereditate dal precedente proprietario, chiavi di serrature ormai estinte, milioni di chiavi orfane che ci portiamo sempre dietro perché non si sa mai. Io possiedo addirittura chiavi che non aprono d’inverno, chiavi che non aprivano ma adesso aprono, chiavi che devo infilare al contrario o un po’ storte che devo “convincere” a entrare nella sede preposta.

E allora ho pensato a quante cose irrisolte ci teniamo nella vita, raramente per esigenza e molto più spesso per abitudine. Mancanza di voglia che giustifichiamo con l’assenza di tempo. E mi sono venuti in mente quelli che a scuola copiavano, ma non dal libro aperto tatticamente sotto il banco e coperto da altro oggetto, non quelli che copiavano dal vicino, dal lontano, da qualcuno. Ma il nutrito mondo dei bigliettini. In carta: infilati nella manica della maglia o nei reggiseni. Su pelle e plastica: dalle scritte tra un dito e l’altro a quelle sul bordo bianco delle All Star. Ore di minuzioso lavoro che potevano banalmente essere impiegate studiando.

Sembra che le scorciatoie ci piacciano più delle strade asfaltate, la corsia centrale più di quella di destra. Pare quasi che oltre alle lecite preoccupazioni che abbiamo, nutriamo una sorta di brivido per le questioni irrisolte, quando basterebbe davvero poco per eliminare un pensiero latente dalle nostre estenuanti esistenze.

Se leggendo questo post avete inquadrato anche solo una situazione in sospeso, facilmente risolvibile, risolvetela e poi, se vi va, fatemi sapere quale. Non c’è nulla di banale, è un peso, una questione, una preoccupazione, seppur piccola, in meno.

cristinafelice.altervista.org