Il luogo da dove arriviamo, quello in cui abitiamo, per certi versi sancisce quale sarà il modo di fruire degli spazi, interni o esterni che siano.
Visitando il nord, ho scoperto case belle e spaziose con finestre ampie e luminose, le persone sono votate a combattere il freddo organizzando una vita sociale più domestica e caratterizzata da luoghi chiusi e riparati.
A Cuba le case non sono molto grandi, alcune possono essere più dignitose altre decisamente pericolanti, ma in una terra caliente vivere all’aria aperta è davvero una gioia. I bambini giocano per le strade, le porte sono sempre aperte, le persone quasi sempre in giro. E quando sono in casa animano fittamente i balconi delle loro case colorate.
Una delle cose più belle di questo viaggio è stata la sera del 31, Trinidad, ore 18 locali. Avevamo voglia di festeggiare il Capodanno italiano, giriamo tra le strade, da lontano intravediamo una terrazza, punto il dito, voglio andare a bere lì. Ci avviciniamo, confabulo con i proprietari e mi informano che la terrazza è stata affittata per una festa privata, dopo cena. Ma è presto. E sebbene le mie capacità oratorie nella lingua locale siano scarsine, li convinco a venderci due birre e a farci salire. Un terrazzo tutto per noi.
A Cuba tutto è possibile e tutto è impossibile in egual misura. Le più basilari delle attività possono risultare complicatissime (tipo sopravvivere con 27 dollari al mese, stipendio dell’impiego statale, cardiochirurghi compresi) e le più ardue delle imprese semplicissime (provate in Italia a puntare un terrazzo e decidere che volete bere una birretta lassù).