IL SEGNO DI UN’ESTATE CHE VORREI POTESSE NON FINIRE MAI

IL SEGNO DI UN’ESTATE CHE VORREI POTESSE NON FINIRE MAI

Diciotto luglio. Quando è successo? Come? Perché?

Forse il clima ci ha ingannato, sembrava estate, poi un paio di giorni inverno, poi sole, poi uragani. Poi sono arrivate le zanzare, quelle stronze lo sanno sempre quando è estate. Apparecchiamo le gambe con abiti svolazzanti solo per loro, ci spruzziamo Autan ovunque (abbiamo abbandonato citronella e olio di geranio, se tanto devono mangiarci, che lo facciano senza golosi condimenti), innestiamo il flacone sottopelle, ci facciamo pure gli shottini, ma dimentichiamo sempre un pezzettino di corpo che loro puntualmente trovano e dissanguano, lasciando un timbro in rilievo, siamo i passaporti dei loro viaggi.

Poi ci sono i concerti, 20, 30, 60mila persone in uno stadio o in un’arena, a sudare sotto il sole, di Riccione, di Riccione, con il loro canto libero. Ma il concerto non è solo l’evento, è anche ciò che c’è prima e dopo. È il viaggio, sempre troppo lungo. È la colonna sonora nel tragitto. Le peggiori birre alle ore più assurde. E’ studiare la scaletta. Sono gli amici e le persone che si conoscono lì. Poi le luci che si spengono. L’adrenalina sale. Il palco. Inizia, finalmente. E poi le foto, i saluti, gli “aggiungimi su Facebook”, gli “scambiamoci il numero”. Si parte lentamente per finire velocemente, domani si lavora.

D’estate ci si saluta. Anche se ci si sente lo stesso, anche se ci sono i social, anche se poi partiamo tutti ad agosto. C’è la pizzata di fine anno di qualsiasi cosa: scuola, piscina, lavoro, amore, salute. Ci sono i saggi e le recite, i regali alle maestre, “ci vediamo a settembre”, le dediche sul diario, “mi mancherai”.

Sogno che quest’estate possa non finire mai, ma sta volando via veloce.

❤cristinafelice.altervista.org❤