LA COMFORT ZONE CE LA MERITIAMO

LA COMFORT ZONE CE LA MERITIAMO

Partirò da lontano, voi seguitemi per favore, che se mi perdo non sono da sola e ci beviamo una cosa nel primo bar! Un po’ di anni fa, diciamo 15 o 20 è esploso il boom del multitasking. Se facevi una roba alla volta eri un demente o un maschio, che nel mondo della pubblicità sono sinonimi. Nella vita vera lo sono spesso, non sempre. Quindi tutti presi a fare duecentoventi cose in un secondo, ho il sospetto sia lì che abbiamo iniziato ad aprire parentesi su parentesi perdendo non solo il filo ma pure la matassa del discorso.

Poi 2 anni fa, marcia indietro, il multitasking è una cazzata, fate una roba alla volta, fatta bene. Sospetto che tra un po’ finirà a tarallucci e vino* con la verità che sta nel mezzo. *Occhio ai tarallucci intesi come taralli, fanno venire una sete boia e di vino se ne beve una damigiana in un’ora.

Tutto ciò per arrivare alla comfort zone. Ho scritto un pezzo che non rinnego e che trovate qui, ma ho un tarlo. 5 o 6 anni fa la comfort zone è diventata il male della Terra, il cetriolino nel panino, il “no smoking sign on your cigarette break”. Letti scomodi, divani scomodi, via pedalare verso l’ignoto che vi si atrofizza il cervello e vi si spengono i sogni.

Ecco ho il sospetto sia una cazzata, ve lo dico ora e non per aver ragione, lo penso davvero. Cioè ci facciamo un mazzo assurdo, studiamo, non dormiamo la notte, ci troviamo un lavoro. Ci compriamo una casa tutta nostra, poi non possiamo metterci dentro nulla perché lo dice Marie Kondò (che a starmi sul cazzo ci ha guadagnato lei perché le ho fatto un botto di pubblicità). E dobbiamo pure abbandonare gli unici alleati di giornate che definirei di merda senza usare tanti giri di parole.

E allora con il primo vero giorno grigio d’autunno, voglio difendere la comfort zone, il comfort food, i divani e i letti comodi, le patatine, le repliche di Grey’s Anathomy. I film di Natale, i film d’amore, i film d’amore di Natale solo se avete scelto il salato come comfort food altrimenti il rischio diabete è lì dietro l’angolo. Le calze con i gommini, le copertine di peluche.

cristinafelice.altervista.org