Le parole che non ti ho detto: prima lettera

 Le parole che non ti ho detto: prima lettera

message in a bottleMia adorata Catherine,

mi manchi amore, come sempre, ma oggi è più dura del solito, perchè il mare ha cantato per me, e la canzone era quella della nostra vita insieme. Mi sembra di averti accanto, mentre scrivo questa lettera e sento il profumo dei fiori di campo che mi hanno sempre ricordato te. Ma queste cose adesso mi lasciano indifferente. Le tue visite si sono diradate, e a volte ho la sensazione che la parte più importante di me stia scivolando via lentamente.
Eppure mi sforzo: di notte, quando sono solo, ti chiamo, e tutte le volte che il mio dolore giunge al culmine, riesci ancora a trovare il modo di tornare da me. Ieri notte ti ho vista in sogno, sul molo vicino a Wrightville Beach. Il vento ti soffiava tra i capelli e nei tuoi occhi c’era ancora il bagliore del sole al tramonto. Resto colpito vedendoti lì, appoggiata alla balaustra. Come sei bella, una bellezza che non ho mai trovato in nessun’altra donna. Lentamente mi avvicino verso di te e quando alla fine ti volti e guardi, mi accorgo che anche gli altri ti stanno osservando. “La conosci?” sussurrano invidiosi, e mentre mi sorridi, rispondo la pura verità: “più del mio cuore”.
Ti raggiungo e ti prendo fra le braccia, anelo questo momento più di qualsiasi altro.  E’ ciò per cui vivo, e quando tu rispondi al mio abbraccio mi abbandono a questo momento, finalmente di nuovo in pace.
Sollevo la mano e ti sfioro la guancia, e tu pieghi la testa e chiudi gli occhi. Le mie mani sono ruvide sulla tua pelle morbida, e per un attimo mi chiedo se ti tirerai indietro, ma so che non sarà così. Non lo hai mai fatto, ed è in momenti come questo che capisco lo scopo della mia vita.

Io sono qui per amarti, per stringerti fra le braccia, per proteggerti.

Sono qui per imparare da te e ricevere in cambio il tuo amore.

Sono qui perché non c’è nessun altro luogo in cui vorrei essere.

Ma poi, come al solito, quando siamo vicini incomincia a salire la nebbia. Dapprima è una bruma lontana, che sale all’orizzonte, e io sono sempre più impaurito a mano a mano che si avvicina. Si insinua intorno a noi, accerchiandoci come per impedirci di fuggire. Come una nube, inghiotte tutto, si fa più vicina, finchè non resta null’altro all’infuori di noi due.
Sento un nodo alla gola e gli occhi mi si riempiono di lacrime, perchè so che è venuto il momento di andare. Lo sguardo che mi lanci in quest’istante, mi perseguita. Sento la tua tristezza e la mia solitudine, e il dolore nel mio cuore, che si è calmato solo per poco si fa più forte quando mi lasci. Poi  apri le braccia e indietreggi nella nebbia, perchè quello è il tuo posto, non il mio.

Vorrei seguirti, ma mi rispondi scuotendo la testa, sappiamo entrambi che è impossibile.
E con il cuore a pezzi rimango a guardarti mentre sparisci piano piano. Cerco disperatamente di ricordare ogni particolare di questo momento. Ma presto, sempre troppo presto, la tua immagine svanisce e la nebbia ritorna da dove è venuta, e io resto solo sul molo e non m’importa di ciò che pensano gli altri mentre chino la testa e piango, piango, piango.

Garrett