NON SMETTERE DI GUARDARE IL MARE E DI SAPERE DI SALE

NON SMETTERE DI GUARDARE IL MARE E DI SAPERE DI SALE

Ho sentito le onde potenti far vacillare le mie gambe, onde alte che lasciavano sul mio corpo il sapore del sale. E ho imparato a guardare il mare.

Ho smesso di pensare, ho smesso di pormi infinite domande, ho nutrito la mia anima di paesaggi, i miei occhi di colori intensi, le mie orecchie di storie belle, la mia bocca di succhi di frutta appena colta e frammenti di cocco appena spaccato.

Ho sentito la sabbia, di un bianco abbagliante, albergare su ogni centimetro della mia pelle.

Ho letto pagine immense, me ne rimangono tante, ma un capitolo alla volta arriverò alla fine di questa lettura che mi ha aperto gli occhi su giusto e sbagliato, buoni e cattivi, sfumature e punti di vista che non avevo mai vagliato.

Ho pensato al paradiso spesso, quello terreno, quello in cui mi trovavo, il paradiso è bello ma no, non ci vivrei. L’arte e la bellezza che la natura imponente ha sparso su queste splendide isole mi ha appagata per il tempo in cui ci ho abitato, ma non potrebbe farlo per sempre.

I graniti plasmati dal mare, dal sole e dal vento, gli infiniti colori del mare, la vegetazione imponente sono stati con me e li porterò con me per sempre.

Ma bisogna sentire di vivere scalzi, io quella sabbia sempre fresca l’ho calpestata con gioia, ne ho goduto davvero, ma torno felice di poter poggiare i piedi sulle mattonelle di casa, dentro a scarpe da ginnastica o tacchi altissimi, alternando asfalto e terreni scoscesi, giornate di sole e di pioggia, vento, neve, stagioni, cibi squisiti e vini deliziosi, biscotti in forno nei giorni di nebbia e amici allegri insieme a far festa.

Forse il paradiso è un miscuglio di tutto, forse in paradiso io già ci vivo.

cristinafelice.altervista.org