Sui treni lenti, le stazioni, le parole e gli abbracci

Sui treni lenti, le stazioni, le parole e gli abbracci

Amo viaggiare, lo sapete, rientrando dal Trentino per il weekend sono stata l’ultima ad arrivare a casa, ma la cosa non mi è affatto pesata, sarà che sono abituata, sarà che

Amo le stazioni, il crocevia di persone, quelli che corrono e quelli che vanno piano. Quando sono in anticipo impegno l’attesa guardando volti, fisicità e relativi bagagli. E immaginando storie.

Vedo signore eleganti salire sui regionali perché abitano fuori dai grandi centri. Giovanissimi, con il dito veloce sulle offerte online, occupare i posti sui più confortevoli treni veloci.

 

Ho visto un ragazzo correre sulla banchina per salutare, ancora per qualche secondo, qualcuno all’interno del treno, avrei voluto vedere quel volto, cogliere un sorriso o una lacrima, leggere ogni singola lettera mimata con le labbra.

 

Amo le partenze, i grandi abbracci, le parole sussurrate all’orecchio o gridate dal finestrino. Amo ancora di più gli arrivi, gli sguardi che si cercano, il passo veloce, le corse per riabbracciare chi torna. Amo sentire la mancanza di qualcuno, anche dopo un minuto, amo chi torna indietro, chi si volta dopo averti salutato, chi ti corre incontro.