TENERE IN EQUILIBRIO TUTTI I PEZZI

TENERE IN EQUILIBRIO TUTTI I PEZZI

Tutti dovremmo avere un amico armadillo immaginario con cui fare due chiacchiere!

E’ scientificamente provato* che quando un aspetto della tua vita ingrani, gli altri crollino miseramente. Per rendere l’idea in immagini è come la sindrome della coperta corta: se copri i piedi scopri le spalle, se vuoi la pancia calda avrai la schiena fredda, ammesso di non avere altre coperte, qual è l’unica soluzione?

*le prove a sostegno della tesi spaziano da “Il diario di Bridget Jones” a “Il diavolo veste Prada”.

Boh, rannicchiarsi?

Esattamente. Ma la posizione fetale nella vita vera si traduce con “tenere in equilibrio tutti i pezzi”. Non è la migliore soluzione, ma è la migliore soluzione possibile. Diventiamo equilibristi carichi di pacchi che passeggiano su un cartone che contiene un milione di uova. (Zerocalcare – L’elenco telefonico degli accolli – alcune tavole in fondo a questo post).

Ma cosa c’è in questi pacchi?

Hai presente quando entri al supermercato per “prendere solo due cose”? Finisce che le cose diventano 22, minimo, dimentichi le uniche 2 che ti servivano davvero e se va tutto bene arrivi alla macchina sudato e con il fiatone, altrimenti ti cade qualsiasi cosa e mentre cerchi di tirare su il primo oggetto te ne cadono altri 16.

Sì ma cosa c’è in questi pacchi?

Nel frattempo hai posato la prima spesa e torni a prendere le 2 cose importanti, cambi cassa perché temi che tua inettitudine venga notata dalla cassiera, ritorni alla macchina, accendi il motore, colleghi il telefono, invii la chiamata, ingrani la marcia e cerchi di mantenere dei rapporti umani, cerchi di ascoltare chi ti circonda anche quando vorresti solo silenzio o al limite sfogarti tu…

Non ti perdere, nei pacchi?

Nei pacchi c’è tutto, dal primo biscotto inzuppato che è miseramente caduto mentre avevi già la bocca aperta, ai dolori più grandi. Nei pacchi c’è tutto l’amore e tutta la proccupazione del mondo, ci sono le persone con cui dividiamo ogni giorno e quelle che non vediamo quasi mai, sono pacchi di emozioni forti.

Ok, e le uova?

Le uova sono la paura di sbagliare, ma non solo. Sono soprattutto lì a ricordarti quanto sia precario tutto, quanto la terra sotto i piedi possa sgretolarsi in un attimo ed è quella sensazione con cui convivi forzatamente, che ti logora, che vorresti scrollarti via di dosso. Quella sensazione che se una cosa andasse bene, ne busserebbe subito almeno un’altra che invece inizierebbe ad andar male.

Quindi pacchi in equilibiro e uova che scricchiolano, soluzioni?

Magari soluzioni no eh, ma riflessioni sì, quelle tante. Tipo ci hai mai pensato che ti preoccupi una cifra ma di base non serve a nulla, è tipo un costante martellamento del cervello che fa salire solo l’ansia, è come soffrire, inutile. Oppure che quando pensavi di aver fatto dei casini enormi, alla fine, non è successo nulla di che? Per dire che una buona parte sono paranoie e quelle che non lo sono, tanto non sappiamo come gestirle comunque.

E quindi che facciamo, ci rassegnamo?

Ecco magari rassegnarci no, ma ti racconto una cosa che faccio per tenere un minimo a bada la mia parte ossessivo compulsiva. Tipo le porte chiuse, un grande classico. Invece di chiuderle distrattamente, cerco di essere presente sia alla chiusura sia al controllo della chiusura, di riporre le chiavi in un luogo sicuro e di procedere. Il pensiero ovviamente mi sorge lo stesso, ma mi basta guardare le chiavi per ricordarmi il processo che ho osservato con attenzione.

Ma curarti non sarebbe una soluzione più definitiva?

E ma da che cosa mi dovrei curare? Perché la vera domanda è proprio che malattia hai. Cioè è ansia ok, ma declinata in un milione di sfaccettature, ricordati che quando una cosa va bene ce n’è una pronta ad andar male, e ovviamente non sai quale sarà, non sei preparato ad affrontarla ma sai che arriverà, hai tipo un citofono dal quale non si sente la voce, senti suonare, sai che non si tratta di un amico ma l’entità o la tipologia sono oscure.

Quindi non risolviamo comunque nulla?

Forse no, ma ne parliamo, almeno le tiriamo fuori tutte quelle paure. E’ come quando hai paura degli scheletri dentro l’armadio e dei mostri sotto al letto, il modo migliore è andare a vedere se ci sono davvero, ti calmi, razionalizzi. La vita fa paura quasi sempre. Non possiamo neanche evitare di gioire per qualcosa di bello solo perché ci aspettiamo che subito dopo capiti qualcosa di brutto. Possiamo solo continuare a fare gli equilibristi sia sulle uova sia per non far cadere i pacchi, ma possiamo parlarne. Non cambia la condizione ma ridimensioniamo la visione, almeno quella d’insieme.

Praticamente siamo tornati al punto di partenza, ne abbiamo solo parlato.

E non ti senti meglio?

❤️ cristinafelice.altervista.org ❤️

TRATTO DA ELENCO TELEFONICO DEGLI ACCOLLI – ZEROCALCARE