CHE COSA MI MANCHERA’ DI CUBA?

CHE COSA MI MANCHERA’ DI CUBA?
La luce delle 17 e 20, quella rossa che scalda ogni via e ogni volto; i volti, espressivi e intensamente presenti; i cocktail più buoni del mondo; Trinidad e le sue strade perennemente allagate e scoscese; i complimenti di uomini che hanno ancora il coraggio di guardare una donna negli occhi e dirle quanto sia bella o quanto abbiano voglia di ballare una salsa con lei; il mare azzurro, e poi di un altro azzurro che si fonde con il cielo azzurro; i sorrisi immensi; il clima perfetto di gennaio, caldo di giorno e ventilato la sera; il ragazzo dai denti alterni d’oro, grazie a lui sono nati Pedro, Carmensita e Los Cospiradores, presto sui vostri schermi; la vecchina della prima casa particular, che tra una doccia e l’altra ci ha sistemato il bagno che Hilton scansati proprio; puntare un terrazzo con il dito, comprare due birre e decidere di andare a berle su quel terrazzo, anche se non è un locale; ballare la salsa con una famiglia che allarga il cerchio per far entrare quattro ragazzi palliducci e neanche troppo coordinati; il panorama mozzafiato delle colline di Vinales; parlare una lingua che non ho mai studiato inventandomi costantemente parole, modi e tempi verbali; i bambini che giocano per strada; le mani degli autisti di auto d’epoca, di chi fa la spesa con la libreta de racionamiento, del lustrascarpe, del sarto, dell’arrotolatore di sigari. Di Cuba mi mancherà Cuba, con la sua follia, le sue mille contraddizioni, la sua connessione ai limiti della realtà e il suo traffico intenso, mi mancherà la musica, le voci, i suoni e il mondo sempre a colori.