MA A ME PIACI ABBASTANZA?

Chi è all’interno di un percorso di crescita personale, fa più bilanci del mio commercialista. Riempiendo le colonnine del dare e avere, essere o non essere, mare o montagna, pizza o tiramisù, mamma o papà, mi sono trovata davanti a una domanda che forse non mi ero ancora posta.

Partiamo dall’amore per noi stessi.

All’inizio ci stavamo più sulle balle di quel compagno di scuola che diceva di non sapere nulla e poi sapeva tutto. Una storia d’amore che se si fosse ipotizzata tra due persone distinte, non sarebbe neanche arrivata a un misero caffè insieme. Ma non ci si può dissociare da se stessi senza poi prendere le goccine, quindi con immani sforzi abbiamo imparato ad amare noi stessi. Magari non il lunedì mattina o quando picchi ormonali si impossessano delle nostre capacità cognitive. Non nel traffico e magari neanche nelle giornate afose. Amarsi al netto delle volte in cui non è possibile farlo, ecco!

E abbiamo imparato a riconoscere quando gli altri ci amano e quando no.

Like su social: no. Faccine di ogni tipo e genere in risposta ai messaggi: no. Faccina con pollice alzato: bloccare subito. Ti dice che ti ama: forse. Ti dimostra che ti ama: sì. Non ti telefona: no. Non ti chiede di uscire: no. Ti chiede di uscire: forse. Ti chiede di rivedervi ogni volta che vi salutate: sì. E’ un appioppo: no. Parla solo di sé e dei suoi problemi: no. Ti chiede come stai: forse. Gli interessa davvero come stai: sì. Si fa sentire solo quando non ha nulla da fare: no. Ti fa un saluto anche quando è impegnato: forse. Ha una sua vita nella quale ti include: sì.

Ma quante volte abbiamo risposto prima di tutto alla domanda: ma a me piaci abbastanza? Intendo prima di sapere se io piaccio a te, tu mi piaci?

❤ cristinafelice.altervista.org ❤