AD OCCHI CHIUSI

AD OCCHI CHIUSI

Ad occhi chiusi ci si fida, si sogna, si prendere il sole.

Ad occhi chiusi si vede la luce se c’è, ad occhi chiusi si maschera la vergogna, si sentono meglio i suoni e i profumi.

Ad occhi chiusi, camminando per casa, si cerca di non svegliarsi per andare a prendere un bicchiere d’acqua, rischiando di compromettere arti sbattacchiando contro i mobili e collezionando i lividi che puntualmente non ci si ricorda come siano stati procurati.

Ad occhi chiusi si respira più profondamente, per contare fino a dieci dopo uno sgarbo o per rilassarsi dopo una giornata dura.

Ad occhi chiusi si riposano gli occhi e tra le braccia giuste ci si addormenta anche.

Ad occhi chiusi si fanno le capriole in acqua tappandosi il naso, vengono sempre un po’ storte ma lo sa solo chi guarda, chi volteggia sente di aver compiuto un giro perfetto.

Ad occhi chiusi si rischia di meno, si ricorda, ma si costruiscono meno ricordi.

Qualche volta gli occhi tocca aprirli, per vedere davvero il male. Ma anche il bene. Per vincere l’imbarazzo di qualcosa che non si è mai guardato, magari a luce accesa, per poi scoprire che così male non era, almeno quella volta, magari con una persona soltanto. Bisogna scansare gli ostacoli e combattere il sonno a volte, serve tenerli aperti per guidare qualcuno che ha più bisogno di noi di chiudere gli occhi.

E qualche altra volta possono rimanere chiusi, certi di essere al sicuro, per il più dolce dei baci o la più tenera delle carezze che esplora il profilo di un viso o di una schiena. Si possono tenere chiusi gli occhi di notte, anche se è buio, pure se si è svegli, la presenza sancita dalla pelle contro altra pelle, anche un solo centimetro alla volta, sperando che il mattino se la prenda con comodo.

cristinafelice.altervista.org