ARCHIVIO MA NON CANCELLO

C’è l’ho fatta, anche sul telefono nuovo con non so quanti giga suoi, più quelli della schedina, sono riuscita a far palesare il messaggio che avvisa che la memoria è quasi satura. Il telefono, di qualsiasi marca e modello sia, lo sa quando ti deve obbligare a cancellare dati: stai cercando di fare una foto pazzesca, già pentita di non aver portato la Nikon e nulla, lui si pianta. Così cancelli le ultime tre foto a caso ma nel frattempo ti è sfumato il Pulitzer per la fotografia.

Io archivio, archivio tutto e non cancello mai niente. Archivio perché riguardo, specie le foto. Archivio anche tutte le chat di WhatsApp, ma non le rileggo. Mai. Mi piace avere le prove per la difesa o per l’accusa di quel che sto dicendo, mi piace avere ragione, come credo piaccia a tutti. Tranne forse quando pensiamo male o a qualcosa di grave, in quel caso davvero ci vorremmo sbagliare.

Dicono che per superare un grande dolore ci si debba passare attraverso, con carta e penna, rivivendo ma non dimenticando. Io amo dimenticare, se esistesse una droga che facesse scordare i momenti difficili, sarebbe l’unica che assumerei. Perché quelli sono sempre lì, li ignori, non ci pensi per una vita, ma poi tornano e fanno ancora male. Sono dolori coerenti, non diventano gioie.

Io archivio ma non cancello, dico che ho una memoria pessima ma vale solo per i nomi e le date, non sarei stata una grande professoressa di storia. Ho una memoria altamente selettiva e palesemente stronza. Registra quando si sente stimolata e riporta alla luce quando ha voglia lei, si autogestisce. Così mi capita che, nei rari momenti di quiete interiore, la stronza ripeschi un dialogo che mi scombussoli i pensieri, archiviati ma mai dimenticati.

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