CHI TI PIACEREBBE ESSERE OGGI?
Carl Gustav Jung, considerava il Carnevale come un’occasione per riequilibrare e integrare i propri lati più infimi e nascosti, la parte più profonda dell’Io, le zone d’ombra, poiché ciascuno, secondo lui, cela nel profondo delle parti di sé che tende a rifiutare o che considera inaccettabili, socialmente inammissibili.
La realtà, mio caro Jung, è che qualche volta, a tant* di noi, piace indossare abiti diversi dai soliti.
Da quando ero piccola, cosa che ho sempre amato, non ho mai comprato un vestito apposito per mascherarmi, al limite un accessorio, il resto è sempre stato accrocchio e fantasia. Vado a ballare rock con il rossetto nero e le borchie (non sempre ma capita), vado a teatro vestita da nobildonna.
Sarà che amo la moda (vedi post precedente che racconta un bel po’ di aspetti a riguardo).
Ma vestire panni insoliti lo trovo divertente, giocoso, interessante. Perché con gli abiti che indossiamo facciamo emergere parti di noi più o meno nascoste (non infime, per carità), solo aspetti che nella vita quotidiana non c’è mai tempo o modo per esprimere apertamente. Quindi si aspetta l’occasione.
E questa volta l’occasione è stata la mia prima volta al @teatroallascala (video nel prossimo Reel).
Sono stata in tanti teatri, dall’una e dall’altra parte, classici, moderni, piccoli e grandi. Ognuno ha un suo fascino, una sua particolarità. In quasi tutti fa molto caldo e lo spazio a disposizione è risicato, forse perché progettati in tempi in cui la statura media era inferiore e ci si dava meno fastidio accanto.
Ma arriviamo al dunque, che cos’ho scelto di indossare per questo piccolo ma grande evento?
Sono incappata in quest’abito in tulle bronzo quasi per caso, nel dubbio l’ho preso. Il tulle toccava per terra ed è stato rifilato con un lavoro certosino. Scarpe molto alte, poncho/cappa, guanti lunghi, doppi gioielli (sotto collana d’oro @marco_biciego con ciondolo polipetto @dodojewels, sopra collana di perle).
💕 cristinafelice.altervista.org 💕
